Sacerdote, ucciso il giorno del suo 56esimo compleanno davanti il portone di casa in Piazza Anita Garibaldi, ha speso la sua vita nella fede e nell'impegno sociale nella parrocchia di San Gaetano. Il suo ruolo era quello di cercare di migliorare il luogo dove egli stesso era nato: il quartiere di Brancaccio a Palermo.
Nel gennaio '93 è riuscito ad aprire il centro "Padre Nostro" punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere, cercando di distoglierli dalla manovalanza a "Cosa Nostra". Nei quartieri popolari come Brancaccio, a causa della povertà, tutti erano delle prede facili per i boss della malavita Palermitana.
La decisione del Papa Benedetto XVI porta ad avere maggiore fiducia nella Chiesa che oggi riconosce le gesta di un uomo di fede che spesso è stato dimenticato, dando così il segno che la Chiesa è, e deve essere, una cellula importante nella lotta contro l'illegalità.
Il Cardinale Paolo Romeo commenta dicendo: "si tratta di preparare spiritualmente questo cammino per un nuovo impegno di evangelizzazione nel territorio. Il futuro della Sicilia non dipende da altri ma da ciò che ciascuno fà, anche dall'impegno della chiesa. Un cambio di cultura sarà possibile se qualcuno farà qualcosa anche a rischio della propria vita, come don Pino Puglisi".
In una Chiesa del terzo millennio, dove i cristiani italiani non vengono più perseguitati, è la fede ad essere perseguitata dalla malavita, per questo si può parlare di veri e propri martiri.
Padre Pino Puglisi è un Martire della Chiesa, ucciso per aver cercato di diffondere i valori del Vangelo.