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sabato 24 settembre 2011

Sulla ‘nfriulata.

di Domenico Passantino
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Ho letto di un’etimologia che faceva derivare la parola ‘nfriulata dal latino infra, “nel mezzo” e lata, “nascosta”, con riferimento alla carne “nascosta” dentro la pasta del pane.
A parte che non si spiegherebbe perché infra diventi ‘nfriu, resta il fatto che lata non può essere participio passato del verbo lateo, lates, latui, latere (nascondersi), perchè questo verbo un participio passato non ce l’ha. L’unica forma di part. pass. latus, a, um è quella del verbo fero, fers, tuli, latum, ferre che vuol dire portare, sopportare. In realtà il tema *lath col significato di nascondere era scritto in greco con teta, *lat col significato di portare con tau.

È evidente che si debba sentire allora l’esigenza di fare chiarezza.
Ebbene a Gibellina un piatto tipico simile alla nostra ‘nfriulata  è la cosiddetta ‘nfigghiulata, una focaccia ripiena di formaggio, guanciale di maiale, pomodoro, ricotta. A Trapani invece la stessa pietanza si chiama sfigghiulata.. Probabilmente il nome fa riferimento al fatto che la pasta risulta gonfia come se avesse la pancia, come se fosse incinta, e avesse all’interno uno o più figli, ‘nfigghiulata appunto.
Ma la nostra ‘nfriulata? È semplicemente una variante di ‘nfigghiulata?
Credo di no.
Basta pensare a un’altra parola: sfriuliatu, cioè “macinato, in briciole”. Essa è un participio aggettivo di un verbo sfriuliare che significa proprio “macinare”, macinare verso l’esterno in modo da essere visibile a tutti, come suggerisce la preposizione s derivata da un latino ex, fuori con caduta (aferesi o prodelisione) della e.  Basta pensare a parole come sprigionare, stanare, cioè tirare fuori dalla prigione o dalla tana.
E qual è i contrario di questi verbi? Cioè come si dice tirare dentro in prigione, in una tana? Imprigionare, intanare! o ancora intonare e stonare, cioè essere dentro il tono o esserne fuori.
E qual è il contrario di sfriulare, cioè sminuzzare fuori? *’nfriulare, da cui il part. pass. ‘nfriulato o al femminile, riferendosi alla carne tritata, ‘nfriulata,, cioè macinata e messa dentro dentro, come suggerisce la preposizione ‘n da in, “dentro”(sempre con caduta di i per aferesi). Dobbiamo allora postulare l’esistenza in passato di un verbo *friulare, “sminuzzare, tritare”, probabilmente una forma popolare del verbo latino frio, frias, friavi, friatum, friare che significa proprio “tritare, sminuzare”, e da cui derivano gli aggettivi italiani friabile e frivolo, col senso originario proprio di facile da sminuzzare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissima spiegazione. Sai com'è, mangiata con un bel bicchiere di vino può avere effetti collaterali. Adesso però dopo aver capito meglio, e soprattutto chiarito, l'etimologia della parola quando ci incontriamo per gustare una pietanza così tanto buona della tradizione culinaria ciminnese?
ovviamente non si accettano risposte che rimandano al Triunfu, dopo tale spiegazione l'appetito si deve colmare entro pochi giorni.

Antonino Alesi ha detto...

Grandissima spiegazione di questa particolarissima etimologia. Davvero particolare. Non mi ero mai posto il problema di capire da dove potesse venire il nome di questa nostra specialità. Ma ora è tutto chiaro!